"In quelle sere soavi, il crepuscolo non finiva mai; e fra le dame attentissime c'era sempre il pellegrino, il cacciatore venuto dall'Artide che raccontava una storia di lapponi danzanti o di renne infuriate. Per certe ragioni razziali su cui ora non debbo dilungarmi, occorre ch'io avverta come in Finlandia, antipodicamente, il nord stia nel sud. Superstizioni, magie, amori, furori esplodono tutti nel settentrione: il meridione, è tutto sano, positivo, remissivo, tranquillo.È quando comincia a gelare che si menano, talvolta, colpi di puukko per l'innamorata; è dove incomincia la tundra, che si sente cantare e si vede ballare. Stranissimo trasloco del demon du midì.È noto che le renne, ogni tanto, impazziscono fuggendo dal branco sino a trovare un fucile o una saetta che le fermi; e allo stesso modo smaniano, nel giro di certe lune, i Lapponi, cento volte più fantasiosi dei Finni, ballando intorno a certi fuochi con certe sillabe magiche come al tempo dei tempi, quando il sole era adorato invece di Gesù.Il sole di mezzanotte contribuisce, indubbiamente, a queste tumultuose invasature. Il dio Hiisi corre i boschi agitando i suoi sonagli, d'un argento pari a quello delle betulle nel vento: i fiumi splendono del chiarore del cielo; palpitano i laghi senza mai fine (i trentamila laghi della terra di Suomi!) e le brezze su vi danzano come fanciulle: ai campanellini delle slitte rispondono le cornacchie e i galli di selva, o la solitaria anitra selvatica; tutto cangia, tutto vibra, tutto s'agita e si commuove : e solo va fissandosi, quasi stupefatto, il volo ad ali tese degli alcioni sul mare. L'arte migliore della Finlandia nasce forse in quelle ore di rivoluzione. In un paese senza varietà terrestre, dove ogni veduta ha lo stesso livello, ogni lago lo stesso colore, ogni selva lo stesso albero, ogni uomo la stessa austerità, sono le varietà del cielo a creare le emozioni.[..]Il cielo è tutto, per l'anima finnica: e da ciò si può capire tanto la sua prodezza che la sua melanconia."
estratto dell'articolo Notti finlandesi di Marco Ramperti, La Stampa, 21 Febbraio 1940
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