martedì 8 gennaio 2013

Il mito della nascita dell'orso


L'orso è uno dei animali selvatici più presente nella tradizione finlandese. Sono diversi gli incantesimi di protezione legati al re dei boschi finlandesi chiamato con decine di nomi e appellativi diversi.
Si raccontano diverse leggende sulla sua nascita. Sarebbe nato negli oscuri anfratti dei boschi o da un mucchio di lana gettata sull'acqua acqua da Ukko, il dio supremo lo Zeus dei finlandesi. Altri miti narrano della sua origine celeste, dalle spalle del Grande Carro (Otava in finlandese) calato sulla terra in cesto dorato mediante una corda d'argento.

In un articolo de "La Stampa" del 27 ottobre 1939 viene riportata una di queste storie raccontata al giornalista da una giovane ragazza careliana del villaggio che lo ospitava.

Negli spazi che esistono tra la luna e il sole, le Figlie dell'aria decisero un giorno di fare qualche cosa di bello e si misero a correre per il cielo. Chiesero a Tuuri, dio delle nuvole, un po' della bella lana dei suoi cirri più alti, ma quando ne ebbero radunato un bel mucchio si stancarono del loro gioco e lasciarono cadere tutto sul mare.
Ahto, il Nettuno dei Finni, si adirò grandemente contro quelle pazzerelle incostanti che si permettavano di sporcare il suo regno e pregò Tuulikki, il vento, di spinger via quella roba caduta dal cielo. E il mucchio di lana corse verso la terra e nel lungo viaggio l'umore fecondo del mare lo rese compatto e tale urtò contro la riva rocciosa.
Accadde che Mielikki, protettrice dei fiori, passasse per caso di là e lo portasse a casa, non sapeva ancora esattamente per farne che cosa. Ukko, dio degli dei, gettò via un seme di vita e ciò non deve stupire perchè si era al tempo della formazione del mondo.
Ora il seme cadde nella casa di Mielikki,  proprio sul mucchio compatto di lana, che subito divenne una cosa viva.
E Mielikki lo cullò, lo amò come un figlio e il curioso essre crebbe rapidamente.
- Sarai buono? - gli chiedeva ogni tanto. E la risposta era un grugnito ed un ondeggiare dell'enorme testa. Come poteva non essere buono, caduto com'era dal cielo ed educato dalla madre dei fiori?
Non è chiaro perchè Mielikki lo chiamasse Orso. Ma sta di fatto che lo chiamò così e che questo nome gli sia rimasto.
Ora, Orso non aveva nè unghie nè denti, perchè simili cose non possono essere fatti di lana. Come fare? Mielikki corse per il bosco. Chiese al sorbo, all'acacia, al ginepro delle spine robuste ma Pihlajatar era adirata con lei ed impedì che gli alberi accontentassero la buona dea.
E la povera madre adottiva continuò a correre attraverso le immense foreste. "Chi mi darà - chiedeva angosciata - chi mi darà i bianchi denti, chi le unghie gialle per il mio Orso?".
Udirono questi lamenti il pino dalle fronde d'argento e l'abete dagli aghi di bronzo. E Mielikki potè piantare nelle gengive di Orso le foglie aghiformi del pino, e nelle sue zampe lisce e sottili spini dell'abete: e crebbero i denti e le unghie.
E il buon orso, caduto del cielo e ornato dalle conifere, incominciò a passeggiare per le belle foreste della Carelia."

2 commenti:

  1. Una storia estremamente interessante e che, in qualche modo, trova una qualche similitudine con la mitologia giapponese. Nel paese del Sol Levante si pensa che l'orso provenga dal mare. Una delle principali città all'estremo sud del Giappone, infatti, si chiama Kumamoto e si scrive 熊本. 熊 si legge "kuma" e vuol dire "orso" e 本 in questa parola si legge "moto" ed intende il senso di "origine".

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